Amo il calcio e come molti, lo pratico, alleno a livello giovanile ormai da parecchi anni e da 4 anni ho la fortuna di operare anche come osservatore dell' F.C. Internazionale, qui sotto c'e' un po' tutta la mia...carriera.
Un invito per tutti a leggere anche la "storiella" in fondo in fondo alla pagina...
QUI SOTTO IL MIO SCORE DA ALLENATORE ALLO STATO ATTUALE
SCORE aggiornato al 30 -GIUGNO- 2006
partite ufficiali: 110 vittorie 36 pareggi 69 sconfitte
gare amichevoli: 26 vittorie 3 pareggi 19 sconfitte
TOTALE : 136 vittorie 39 pareggi 88 sconfitte

Da allenatore ho avuto la fortuna di allenare anche giocatori davvero molto molto bravi, Gennaro Loris alla Melpum, passato poi per 5 anni all'Atalanta, Irrera Manuel al Melzo, Cristian Caffarello alla Pioltellese, Matteo Belotti al Cassano, Victor Hernandez al Cernusco e alcuni altri, ma Bardini Roberto(qui sotto in foto) classe '88 oggi al Pergocrema e' stato sicuramente sia come giocatore che come ragazzo il miglior talento da me avuto e che mi ha dato le maggiori soddisfazioni, gli auguro ogni bene per il proseguio della sua carriera.

 

IL BELLO E LA SODDISFAZIONE DI ALLENARE E' ANCHE LASCIARE DEI "SEGNI", UNA DELLE COSE IMPORTANTI E' AVERE QUALCHE "DISCEPOLO" SCHERZOSAMENTE CHIAMATO COSI IN GERGO CALCISTICO.
LUCA BERTAGLIA MI HA SEGUITO PER MOLTI ANNI, MI HA AIUTATO MOLTO, E SPERO DI AVERGLI "DATO" QUALCOSA SOTTO IL PROFILO DELLE COMPETENZE TECNICOTATTICHE.
QUEST'ANNO IN CUI IO HO DECISO DI PRENDERMI UNA PAUSA LUI HA AVUTO L'OCCASIONI DI ALLENARE UNA SQUADRA DA SOLO E MI FA MOLTO PIACERE CHE ABBIA ADOTTATO SIA IL MODULO TATTICO 4-3-3 SIA LE TIPOLOGIE DI ALLENAMENTO CHE ABBIAMO SPERIMENTATO IN QUESTI ANNI ASSIEME.
CIAO LUCA...IN BOCCA AL LUPO!!!
A mio parere la grande popolarita' che ha il calcio nel mondo non e' dovuta alle farmacie o agli uffici finanziari, bensi' al fatto che in ogni piazza e in ogni angolo del mondo c'e' un bambino che gioca e si diverte con il pallone tra i piedi. Ma il calcio oggi e' sempre piu' un industria e sempre meno un gioco."
Zdenek Zeman
"Dai Fabio, dobbiamo andare che altrimenti facciamo tardi."
"Arrivo papà, sto finendo l'ultimo esercizio di matematica."
"La borsa è già in macchina."
"E le scarpe?"
"Le ha preparate la mamma, andiamo che è tutto a posto."
"Dove dobbiamo andare oggi?"
"Ma come abbiamo la finale del torneo e mi chiedi dove andiamo? Ma come pensi di vincere se hai la testa fra le nuvole? Oggi li dobbiamo massacrare! Non ce ne deve essere per nessuno.."
"Ma chi sono gli altri finalisti?"
"Sono quei bastardi del Colle Pinto, quelli che ce le hanno date l'anno scorso, non ricordi?"
….
"Papà, hai visto che bella partita?"
"Ma cosa dici? Quel farabutto di arbitro ci ha fatto perdere la finale, se lo rivedo lo so io cosa gli faccio!"
"Ma papà, hai visto che bel gol che ho segnato?"
"E quello che non ci ha dato? Cosa ne dici? Andiamo dai, che non vorrei mai incontrare l'allenatore, quell'incapace! Ma come fa a toglierti l'ultimo quarto d'ora quando dovevate recuperare?"
"E' entrato Filippo, ci teneva tanto a giocare!"
"Bell'affare, ha sbagliato un gol…che anche ad occhi chiusi si faceva!"
"Che peccato sia finito il campionato.."
"Meno male invece. L'anno prossimo si cambia squadra, non potrai mai sfondare con un allenatore che non capisce niente di calcio!"
"Ma tutti i miei amici…?"

Strana storia… Purtroppo non è nemmeno tanto assurda. In questi pochi anni che vivo il calcio mi è toccato sentire anche di peggio e non solo tra padre e figlio, ma anche tra genitore ed allenatore, tra presidente e allenatore, tra giocatore e allenatore, tra genitore e genitore avversario….
Come può lo sport aiutare a crescere nella comprensione, nella condivisione, nella solidarietà e nel perdono?
Sono convinto che alla base d'ogni sport e di ogni comportamento di pace ci sia un sentimento comune: RISPETTO.
Citando testualmente il vocabolario si scopre che rispetto significa:
" Sentimento ed atteggiamento di stima e di deferenza verso una persona, un'istituzione, una cultura ed anche, la manifestazione concreta di tale sentimento mediante azioni o parole."
Ed ancora: "Sentimento che porta a riconoscere i diritti, il decoro e la dignità di una persona, (ed il conseguente atteggiamento verso le sue cose, i suoi pensieri e sentimenti) …. e quindi ad astenersi da ogni manifestazione che possa offenderli o danneggiarli."
Si sta esasperando uno sport che per la maggior parte delle persone dovrebbe essere puro divertimento. Non c'è mezzo lecito o no che non si accetti pur di ottenere una vittoria. Addirittura la propria salute passa in secondo piano. Genitori che puntano tutto sul proprio figlioletto che, non si sa mai magari arriva in serie A, trascurando volentieri la scuola. " Mister sa non sono contento di mio figlio…. È cambiato sì, è più educato, rispetta di più i suoi amici, è più ordinato, si pulisce le scarpe….. Però non migliora, non impara a giocare a calcio..!" Sono frasi consuete su tutti i campi di periferia. Famiglie che sudano per arrivare a fine mese ma che non si perdono una partita della propria squadra. Vale davvero la pena vivere per il calcio? Il Milan, la Juve, la Roma, la Fiorentina, l'Inter sono davvero più importanti della questione balcanica, dell'Ira, dell'Eta, della pena di morte? Lo sport dovrebbe essere vissuto come tale e come tale dovrebbe insegnare. C'è un vincitore ed un vinto in ogni partita e lo stesso non ci si rende conto che sconfitta non vuol dire complotto, svista, torto subito, sudditanza psicologica. Mi rivolgo a tutti i giornalisti sportivi della carta stampata, della radio e della televisione: creiamo una cultura sportiva che sappia accettare la sconfitta, che commenti il tiro, la parata, il cross, il tackle, la rovesciata, il colpo di testa, la sovrapposizione e non il fuorigioco, il rigore, la punizione, il fallo laterale o la distanza della barriera; parliamo di calcio giocato dando importanza allo spettacolo non alle polemiche. Esaltiamo lo sport, il gesto tecnico senza troppo enfatizzare una partita di calcio. E' triste assistere a trasmissioni sportive completamente infarcite di nulla, di sterile parlarsi addosso, quasi a voler diffondere l'idea che è di vitale importanza capire se era rigore o meno. Si leggono sempre le stesse cose, l'arbitro ci ha penalizzato, se ci avesse fischiato il rigore, ci sono ancora tante partite, è una partita difficile, speriamo che ci sia un bravo arbitro, all'andata ci ha fischiato tutto contro, c'era un rigore su di me….. Servirebbe una sterzata decisa per ridare la dimensione umana ad un ambiente fatto di ruoli. Non si parla abbastanza delle famiglie dei giocatori, degli arbitri, dei presidenti, non si riesce a presentare i protagonisti come uomini con le loro debolezze, i loro pregi ed i loro difetti, i loro sentimenti e le loro difficoltà. In un ambiente fatto più di persone che di arbitri, di centrocampisti, di attaccanti, di presidenti, penso che risulterebbe più facile non mancare di rispetto.
E' qui il punto, l'arbitro si può offendere tanto è abituato, il tifoso dell'altra squadra non è più un ragazzo come me che lavora, va a scuola è fidanzato, il giocatore di colore non si vede come persona con sentimenti, affetti e passioni, il giocatore della squadra avversaria è solo un'ostacolo da superare a qualsiasi costo, non importa se l'altro soffre o è umiliato, qui si sta giocando una partita di calcio e l'imperativo è vincere.
 

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